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      Quotazione in borsa di una parte di CVA : Contesto generale

Quanto scritto nella legge finanziaria regionale del 21-12-2016, che prevede tra le altre cose – la collocazione in borsa – forse del 35% di CVA - ( art. 27 ) è un provvedimento in linea con quanto succede da tempo anche a livello nazionale.

Rientra a pieno titolo nella prospettiva generale : privatizzare, vendere il patrimonio pubblico, nell'illusione di risolvere i problemi di bilancio in cui si trovano le comunità locali.

Sapientemente costretti nell'angolo da un quindicennio di patto di stabilità interno
che sarebbe più opportuno definire patto di destabilizzazione sociale !) e oggi gravato dal pareggio di bilancio in Costituzione , rivolto a destrutturare il loro ruolo pubblico e sociale, gli enti locali si trovano alla stretta finale : tra vendere la ricchezza collettiva detenuta – e diventare complici della propria dissoluzione - o ribellarsi. E tornare ad essere luoghi di democrazia.

E' del tutto evidente che le società private sono interessate e molto! Ad impadronirsi delle enormi ricchezze possedute dagli enti locali ( territorio , patrimonio pubblico, servizi, acqua, energia...).

Ma questo è possibile solo a una condizione : che qualcuno decida di dare loro le chiavi rinunciando alle proprie prerogative.

Naturalmente, il progressivo svuotamento dei poteri delle assemblee elettive e delle istituzioni democratiche non avviene per qualche complotto univoco ed eterodiretto: sono infatti le stesse autorità pubbliche a promuovere la propria dissoluzione. 
Dimostrando come da tempo il “ pubblico”
abbia un po' alla volta trasformato la propria funzione da garante dei diritti e dell'interesse generale a facilitatore dell'espansione della sfera d'influenza dei grandi interessi finanziari sulla società.

Con l'alibi della crisi e la trappola artificialmente costruita del debito pubblico, si cerca di portare a termine la spoliazione delle comunità locali.

Lo schiaffo al referendum del 2011 non è un semplice effetto collaterale del “ decreto Madia” ma ne costituisce il cuore e l'anima.

L'attacco all'acqua e ai beni comuni è ampiamente in corso: in questo contesto vanno collocati nell'ordine il Jobs acts, la buona scuola e lo sblocca Italia.

Il Territorio e le sue risorse che abbiamo ricevuto in dono non è nostro. E neppure di chi si trova ad amministrarlo. Dovrebbe essere consegnato a chi verrà dopo di noi, in condizioni migliori di come lo abbiamo trovato.

Questo è già difficile da molto tempo: evitiamo di aggravare la situazione - consentendo o approvando tacitamente - avventure finanziarie che di creativo hanno solo il tornaconto di pochi!


Per il Comitato  Paolo Gino

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LETTERA  del Comitato
ai Consiglieri Comunali dei Comuni della Valle d'Aosta
ai Consiglieri Regionali della Valle d’Aosta

      Il 21-12-2016 è stata approvata la legge finanziaria regionale che prevede, tra le altre cose, la collocazione in borsa della Compagnia valdostana delle acque-Compagnie Valdôtaine des eaux (CVA S.p.A.).
Poiché la legge non pone alcun limite alla percentuale di azioni che potranno essere cedute agli investitori privati, la Giunta Regionale potrà disporre senza limiti né vincoli delle acque valdostane.

Quando la procedura per la collocazione in borsa di CVA sarà completata, i Comuni e i cittadini della Valle d'Aosta non avranno più alcuna possibilità di intervenire, ad essi non resterà che il ruolo di spettatori impotenti.
Questo non deve avvenire: gli amministratori ed i cittadini valdostani devono essere informati in modo semplice, chiaro e comprensibile con degli incontri pubblici, dei rischi che corre il nostro territorio.

Qui di seguito trovate l'art. 27 della Legge Regionale:


Art. 27
(Disposizioni per il mantenimento di partecipazioni societarie regionali strategiche)
1. La Regione è autorizzata ad adottare ogni atto necessario per la quotazione in mercati regolamentati della società controllata Compagnia valdostana delle acque-Compagnie valdôtaine des eaux (CVA S.p.A.).
2. Per il 2017, FINAOSTA S.p.A. è autorizzata a riversare alla Regione, anche in più soluzioni, le somme disponibili nel corso della medesima annualità sul Fondo di dotazione della gestione speciale, per euro 51.400.000, alimentato dal riversamento delle riserve distribuite da CVA S.p.A. nella medesima annualità, in relazione al processo di quotazione autorizzato ai sensi del comma 1.


(estratto dalla legge regionale del 21-12-2016 n.24)

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste ( Legge di stabilità regionale per il triennio 2017-2019). Modificazioni di leggi regionali. ( B.U. Dicembre 2016, n 57).

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Le argomentazioni portate avanti dall’ex presidente della Giunta Regionale a sostegno di questa legge furono: “ ….la quotazione in borsa di CVA potrà attrarre nuovi investimenti sul mercato assicurandosi nuove e ulteriori possibilità di sviluppo..“. L'ex assessore Perron aggiunse: [La decisione di quotare in borsa CVA] “è il frutto di una scelta politica energetica ben precisa, a dimostrazione che la Regione ha sfruttato e utilizzato bene le sue acque”.

Noi, a differenza di quanto affermano Rollandin e Perron, riteniamo che le nostre acque non debbano essere sfruttate per far arricchire qualche anonimo investitore ma debbano essere salvaguardate, protette e custodite per le generazioni che verranno.

Le nostre risorse idriche sono già sovra sfruttate a scapito della biodiversità, delle attività agropastorali, delle utenze domestiche e della bellezza turistica del paesaggio. 
Un ulteriore sviluppo della produzione idroelettrica non farebbe che peggiorare le nostre condizioni di vita. 
Anche senza nuovi interventi la situazione è destinata a peggiorare a causa dei cambiamenti climatici, che stanno portando ad un calo delle precipitazioni e ad una accelerata fusione dei nostri ghiacciai.

Il destino ci ha concesso di vivere in una regione bella e severa, ricca di montagne altissime ammantate di neve e di ghiacciai. L’ambiente e le sue risorse naturali sono le nostre principali ricchezze. 
Il territorio in cui abbiamo la fortuna di vivere non è nostro e neppure di chi si trova momentaneamente ad amministrarlo : è delle generazioni che verranno. Noi abbiamo il dovere di custodirlo con cura ed amore per consegnarlo ai nostri discendenti.

E’ paradossale che eminenti esponenti del maggior partito autonomista Valdostano, siano i promotori della svendita della principale risorsa della popolazione e del territorio che a parole dicono di voler tutelare.

Quotare in borsa CVA non porterà alcun vantaggio ai lavoratori di CVA ed ai cittadini valdostani. 
Come possono Rollandin e Perron pensare che crediamo alla “favola dei benefattori privati” che investono il proprio denaro per fare più bella e ricca la Valle d’Aosta?

E’ evidente che con la privatizzazione una parte considerevole degli utili prodotti da CVA andrebbero agli investitori privati, riducendo la rendita che spetta alla Regione e di conseguenza i fondi da ridistribuire ai Comuni.

I beni comuni devono essere sottratti all’economia di mercato.
Essi vanno gestiti in modo sostenibile con la partecipazione attiva della Comunità a cui appartengono. In questo senso i Comuni valdostani devono essere al centro delle decisioni che li riguardano.

E' del tutto evidente che i gruppi privati sono interessati ad impadronirsi delle ricchezze possedute dalla Regione Valle d'Aosta, ma questo sarà possibile solo se chi ci governa avrà la sfrontatezza di contravvenire alla propria missione.

Dobbiamo evitare che questo avvenga.
Per questo abbiamo costituito il comitato “Giù le mani dalle nostre acque e da CVA”.

Il nostro primo obbiettivo è quello di incontrare tutti i cittadini ed i rappresentanti della Regione e delle Amministrazioni comunali della Valle d’Aosta per parlare di questi argomenti in maniera chiara e trasparente e per discutere con loro di come tutelare le acque della nostra regione.

La costituzione del Comitato non va intesa come un atto ostile nei confronti di CVA e delle sue maestranze, ma al contrario è un atto di interesse nei loro confronti e del loro futuro.


C.V.A.p. ( Comitato Valdostano Acqua Pubblica ) "giù le mani dalle Acque e da Cva "


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Andrione e Carpinello su Cva, in consiglio comunale


I sottoscritti consiglieri comunali dei gruppi GM Minoranza e Altra VdA la pregano di iscrivere nell'Ordine del Giorno del prossimo Consiglio Comunale 
il seguente ordine del giorno avente per oggetto:


TORBIDE, SCOTTANTI, AMARISSIME ACQUE

  • Parte della storia della Valle d’Aosta, e sicuramente quella della suaautonomia, si identifica anche con i ripetuti tentativi, a volte coronati dasuccesso, più spesso vanificati, di riappropriazione delle acque e del lorosfruttamento da parte della sua popolazione;
  • questa battaglia, condotta prima per l’uso agricolo delle acque, in seguito peril loro potenziale idroelettrico, forse più di ogni altra caratterizza e incarnaallora lo spirito autonomistico dei Valdostani nei secoli; 
  • detto spirito era  e per alcuni versi rimane  spiccatamente comunale, tantoforte era l’identificazione delle varie comunità con il “loro” corso d’acqua;
  • la “questione delle acque”, nella sua accezione idroelettrica, giocò tra l’altro un ruolo fondamentale nelle vicende – in parte ancora sconosciute – che portarono al tentativo di annessione alla Francia della Valle d’Aosta, le cuiconseguenze ancor oggi sono facilmente identificabili;
  • appunto lo Stato, sia esso quello sabaudo, fascista o apparentemente democratico, si è sempre tenacemente opposto a questa rivendicazione,favorendo tra l’altro in modo quasi sempre sfacciato grandi gruppicommerciali, fossero essi privati o di proprietà pubblica;
  • la R.A.V.A., con un’operazione i cui significati simbolici vanno ben al di  delsuo valore meramente economico, è diventata proprietaria della stragrandemaggioranza degli impianti di produzione di energia idroelettrica valdostani;
  • purtroppo, simile risultato è stato parzialmente inquinato da una gestionediscutibile del cespite sì acquisito, al punto da far sorgere pesanti sospetti sulla scelta dei fornitori della società pubblica (C.V.A.) allo sfruttamento delle acque costituita;
  • ulteriori storture ne hanno rallentato o ostacolato il buon funzionamento,segnatamente l’uso che ne è stato fatto quale “pronta cassa” cui attingere per coprire le ingenti perdite da altre, ancora peggiori gestioni di cespiti pubbliche generate ;
  • simili perversioni dello spirito originario della costituzione della società indicata, essa stessa come detto potente simbolo di autonomia e di speranza, non possono cancellarne né l’importanza né l’essenza, da ritenersi condivisa tra tutti i comuni della Valle, ma richiedono invece una gestione professionale e orientata allo sviluppo futuro;
  • con però legge Regionale n° 24/2016 (legge di stabilità per il triennio 2017-2019)  all'art.27, si autorizza la Regione ad adottare ogni atto necessario per laquotazione in borsa della Società controllata Compagnia Valdostana delle Acque (CVA S.p.A);
  • detti “atti necessari” sono stati finora compiuti nella più totale opacità, inviolento spregio all’importanza comune della società indicata;
  • sulla loro stessa “necessità” pendono non pochi dubbi – anch’essiaccuratamente taciuti tanto nel discorso pubblico quanto in quello mediatico–, nonché la previsione di una modifica dei decreti che avrebbero imposto laquotazione anche parziale in Borsa a pena di condurla all’alienazione totale eforzata;
  • in particolare, con le “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo  19 agosto 2016, n. 175, recante “Testo unico in materia di società apartecipazione pubblica” (decreto legislativo – esame definitivo)”, approvate dal Consiglio dei Ministri del 9 giugno u.s., viene previsto che “l’attività diautoproduzione di beni e servizi possa essere strumentale agli enti pubblici partecipanti o allo svolgimento delle loro funzioni; che sono ammesse le partecipazioni nelle società aventi per oggetto sociale la produzione di energia da fonti rinnovabili e che le università possono costituire società per lagestione di aziende agricole con funzioni didattiche; che, nel caso dipartecipazioni regionali o delle province autonome di Trento e Bolzano,l’esclusione, totale o parziale, di singole società dall’ambito di applicazionedella disciplina può essere disposta con provvedimento motivato delPresidente della Regione o dei Presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, adottato in ragione di precise finalità pubbliche nel rispetto dei principi di trasparenza e pubblicità. Inoltre, viene espressamente previsto che il provvedimento di esclusione sia trasmesso alla competente Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, alla struttura di monitoraggio del Ministero dell’economia e delle finanze”;
  • in queste condizioni, apparirebbe doverosa come minimo una moratoria nelleoperazioni di quotazione e, in ogni caso, a un tempo un’informazione nettamente più completa e una presa di posizione di ognuno dei soggetticoinvolti, perlomeno di quelli istituzionalmente e storicamente titolati a farlo, iComuni;
  • Aosta nulla ancora ha espresso in proposito.

Si impegna

Il Consiglio comunale di Aosta a richiedere all’Amministrazione regionale piena e totale documentazione sul processo di quotazione della Società controllata C.V.A. s.p.a., con il pressante invito a esplorare ogni strada che permetterebbe di evitarne l’alienazione anche parziale e in ogni caso la raccomandazione a operare nella vicenda in completa e assoluta trasparenza.


Etienne Andrione, Carola Carpinello


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La scelta se quotare in borsa CVA è di grande importanza per il futuro della Valle d’Aosta.
Lo è ancor di più ora, che le modifiche alla legge Madia, ci permettono di scegliere. 
A mio parere non si tratta semplicemente di valutare il volume economico dell’operazione e i vantaggi di cassa “una tantum” che ne deriverebbero per la Regione. 

Non credo nemmeno che sia sufficiente valutare i vantaggi “imprenditoriali” per una azienda che, come qualsiasi altra impresa, si deve confrontare con il mercato e con la concorrenza in un settore competitivo come quello dell’energia da fonti rinnovabili. 
Io credo che in gioco ci sia di più. 
C’è un’idea di bene pubblico e di autonomia che non possiamo lasciare fuori dal dibattitto. 
Se la proprietà di CVA passerà, anche solo in minima parte, ai privati per il tramite della Borsa dobbiamo essere assolutamente consapevoli che cambierà la “natura” stessa di CVA.

 Passerà da “impresa pubblica” con una ragione sociale e compiti e scopi imprenditoriali (idealmente) coincidenti con il “bene pubblico” ad “impresa a partecipazione pubblica” dove le scelte e gli indirizzi della “proprietà” regionale, per quanto (idealmente) orientate al bene pubblico dovranno sempre e obbligatoriamente essere mediate con l’interesse privato di massimizzazione dei profitti dei nuovi azionisti. 

Non è una valutazione morale o ideologica la mia - ma la legge. 
La gestione in una Spa, infatti, deve essere orientata alla massimizzazione del profitto per tutti gli azionisti-soci, che vantano eguali diritti nei confronti dell'azienda.
Una gestione garante dei soli azionisti di maggioranza, anche nel caso che questi rappresentino la totalità dei cittadini, costituirebbe una violazione di gravità tale da giustificare la revoca del mandato agli amministratori. 

Per fare un esempio se la maggioranza della proprietà (pubblica) decide di abbassare le tariffe o finanziare un’opera a favore della comunità con le risorse dell’impresa non lo potrà più fare. 
Se ci pensate è logico e anche giusto per una azienda qualsiasi, ma nel nostro caso? 

Il discrimine, sul quale sarebbe utile riflettere, è se è nel “nostro” interesse che la Regione sia ancora proprietaria di una azienda come CVA. 
Se cioè lo sfruttamento delle acque, del vento e del sole per la produzione di energia elettrica sono un “bene pubblico” da tutelare e gestire a fini pubblici oppure no. 

Se la risposta è Si le considerazioni “imprenditoriali” che anche il Consiglio di amministrazione di CVA ha rilanciato pubblicamente (forse debordando un po’ dalla sua funzione) devono venire in secondo piano e spingerci a cercare un modello nuovo e più trasparente di impresa pubblica a partire dall’idea che la nostra “autonomia” si concretizza sul futuro e non sul presente. 

Se la risposta è, invece, che l’energia elettrica dovrebbe essere un affare da lasciare alla logica del mercato e della concorrenza fra i privati, credo che la scelta dovrebbe essere orientata verso la totale dismissione. Se non è un “bene pubblico” per quale motivo la Regione dovrebbe occuparsene? Non credo che sia più il tempo delle mezze misure. 

Fabio Protasoni